La gelosia nasce dal bisogno di affermare un possesso: “Lui/lei è mio/a e guai a chi me lo tocca!”. Un attacco che si presenta non solo nel presente di una relazione ma anche quando questa è finita, nonostante, in quella relazione, non mi trovassi poi così bene.
In un rapporto di coppia la gelosia scaturisce dalla paura di perdere il partner mentre in una relazione finita sorge dalle ceneri di quello che è stato e che ora non è più: la paura non di perdere l’altro (l’abbiamo già perso!) ma di perdere noi stessi.
Quando “amiamo” qualcuno non abbiamo occhi che per quella persona. Ci appare quasi perfetta nella sua imperfezione e se anche, col senno di poi, ci rendiamo conto che c’era qualcosa che non andava, fatichiamo ad ammetterlo nascondendoci dietro la tipica frase “non avrei mai sospettato che…”. E così come noi giudichiamo il/la nostro/a partner, così supponiamo essere giudicati noi, del tipo “io lo/la amo alla follia = lui/lei mi ama alla follia”. Ma arriva poi il giorno in cui la storia finisce e ci si arrovella, soprattutto se lasciati, sul com’è possibile essere giunti al punto di rottura.
Chiamiamolo “errore di valutazione” derivante dal fatto che per “amore” abbiamo inteso un rapporto basato fondamentalmente sulle qualità dei partner, come se l’amore fosse un premio da ricevere solo quando possediamo certi requisiti. Ecco che contempleremo facilmente (ma spesso inconsciamente) anche l’ipotesi di annullare noi stessi per compiacere l’altro, che finiremo per accettare qualsiasi suo comportamento pur di non perderlo e se anche dovesse arrivare a metterci da parte per un po’ preferendo per esempio gli amici o lo sport, noi aspetteremo devotamente in un angolino il suo ritorno.
Nel frattempo la vita scorre, l’altro la vive e noi no, congelati in quell’angolo ad aspettare qualcosa e qualcuno che forse mai tornerà. Peggio ancora quando il nostro posto viene rimpiazzato, la nostra assenza colmata: il/la mio/a ex si è trovato/a un/a altra/o. Ci crolla il mondo addosso e una miriade di pensieri affolla e offusca il nostro cervello: ha preso il mio posto, cos’ha più di me, mi ha dimenticato/a così in fretta, si rifà una vita mentre io sono qui a piangere e a non darmi pace, con me non si comportava così, chissà se a me pensa ancora …. e la nostra gelosia si autoalimenta!
Quello che però dimentichiamo è che il rapporto di cui parliamo è finito e se è finito un motivo c’è. Dimentichiamo che quella relazione d’amore non era basato realmente sull’amore in senso classico ma sull’amore “personalizzato” che ci rendeva ciechi davanti a certi campanelli d’allarme che anche allora suonavano ma che non sentivamo, assordati e sopraffatti dal suono/rumore di altre cose. Dimentichiamo che io e chi mi ha rimpiazzato siamo due persone completamente diverse, ognuna con le proprie personali qualità ma anche con i propri soggettivi limiti. Non sono stato/a rimpiazzato/a perché l’altro è MEGLIO di me ma “semplicemente” perché l’altro è ALTRO (cioè diverso) da me e questo fa un’enorme differenza!
E se il/la mio/a ex si comporta diversamente ora non è perché chi mi ha rimpiazzato è migliore di me e ha la capacità di far risaltare le qualità nascoste del/la mio/a ex (mentre io non sono stato/a così bravo/a perché non ci sono riuscito/a) ma perché il tempo passa, le persone evolvono (anche se non sempre in meglio) e le esperienze passate formano.
Anche noi siamo cambiati/e da allora. La sofferenza di una separazione ci ha segnati ma non necessariamente indeboliti. Non siamo stati/e lasciati perché non valiamo niente ma perché il NOSTRO VALORE non era compatibile con quello dell’altro. Solo quando capiremo questo potremmo lasciare finalmente quell’angolino e camminare a testa alta verso un nuovo domani.