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Potrebbe diventare la copertina di “DUE VITE”, la canzone di Mengoni portata al festival di Sanremo quest’anno.
Il testo parla di un rapporto di coppia, quindi due volti che guardano nella stessa direzione perché condividono lo stesso obiettivo ma anche dell’intimo rapporto che ognuno ha con sé stesso.
Mengoni, spiegando il senso del testo, accenna addirittura a delle dualità: la realtà e la fantasia, il giorno e la notte, la vita “cosciente” e la vita onirica, quindi la quotidianità e i sogni.
Le due facce della stessa medaglia, il lato “oscuro” che ogni persona porta in sé. Due facce che non si guardano allo specchio, una rivolta verso all’altra, perché spesso hanno paura di guardarsi negli occhi. La coscienza, come il grillo parlante di Pinocchio e la persona nel suo essere, con i suoi limiti e i suoi sbagli. La consapevolezza e l’inconscio. Ciò che accade e ciò che percepiamo (che non sempre corrispondono). Il passato e il presente. Ciò che ero e ciò che sono. Il presente e il futuro. Ciò che sono e ciò che vorrei essere. Simili ma non identici eppure sempre noi. Noi nelle nostre contraddizioni. Noi nel bene e nel male. Ciò che sta in superficie, che emerge, e ciò che è latente, nascosto ma c’è. Noi e gli altri, quindi le relazioni in generale: io e un amico, io e mia sorella, io e mia madre, io e mio figlio, io e il mio collega. Io e il mio psicologo. Una presenza che non sta esattamente dietro ma nemmeno davanti. Che non guarda negli occhi ma attraverso gli occhi e con gli stessi occhi (o almeno ci prova).
Due, non uno. Insieme non soli. Eterei e non chiaramente definiti. Ondulati e imperfetti, non lineari. Neutri perché poi ognuno possa metterci del suo. Riconoscersi, identificarsi, completarsi, distinguersi.
Tutto questo e tanto altro rappresenta questo logo ed è per questo che l’ho voluto esattamente così. L’ho pensato tempo fa, prima che Mengoni cantasse DUE VITE, ma se vedesse il mio logo oggi, chissà, potrebbe pensare che è la traduzione in disegno, del testo della sua canzone.

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