Chi porta i capelli lunghi lo sa bene: il vento è nemico dei capelli lisci, soprattutto se lasciati sciolti… c’è il rischio che si formino nodi e grovigli difficili da districare!
E quando i nodi vengono al pettine c’è poco da scherzare: le soluzioni sono poche, o pettini pazientemente fino a che il nodo si scioglie, magari con l’aiuto di un buon balsamo, o tagli drasticamente.
E’ un po’ quello che avviene in consulenza: i nodi, prima o poi, come si dice, vengono al pettine. Puoi fingere di avere i capelli ricci, puoi cambiare pettinatura, puoi affidarti ad un buon parrucchiere, puoi dare un taglio netto! In presenza di un problema che non si riesce a risolvere, che diventa un disagio, che si insinua nella mente come un tarlo, si può fingere di non vedere, di non sentire, di star bene. Si può tentare di tirare avanti alla meno peggio ma si può anche (e mi permetto di aggiungere si ha tutto il diritto di farlo!) prendere in mano la situazione e rivolgersi a chi di competenza.
Vorrei soffermarmi per l’appunto sul termine competenza. Un amico, nel momento del bisogno, se è un vero amico, ascolterà pazientemente i problemi che mi assillano, mi presterà una spalla su cui piangere, mi darà i suoi preziosi consigli, dal punto di vista di chi è parzialmente coinvolto, dal punto di vista di chi, a sua volta, ha i suoi problemi a cui pensare ai quali probabilmente a mala pena riesce a stare dietro. Un parrucchiere (per assurdo ma vi assicuro che capita!), tra uno shampoo e una piega, ascolterà i miei sfoghi, mi “coccolerà” facendomi sentire una cliente affezionata, dal punto di vista di un imprenditore di se stesso che sta facendo il suo lavoro (il parrucchiere) e mi fa la gentilezza di lasciarmi sfogare. Un prete, non necessariamente in sede di confessione, accoglierà le mie pene, mi farà ragionare su cosa è giusto o meno fare, tenterà di ricondurmi sulla retta via, dal punto di vista di chi ha come priorità recuperare le pecorelle smarrite.
Tutte figure decisamente valide ma non altrettanto sicuramente competenti. Eppure, pare risulti più facile affidarsi ad un amico o ad un prete, per non parlare dei casi estremi in cui ci si affida ad un cartomante, piuttosto che anche solo prendere in considerazione l’ipotesi di rivolgersi ad uno psicologo. Perché è così difficile farlo?
Spesso si cade nella trappola dei “luoghi comuni”. Lo psicologo, in alcuni casi, è considerato un essere dai poteri sovrannaturali, capace di leggere nella mente delle persone, di azzerare il libero arbitrio per plagiare la vita altrui. In altri casi, invece (i più fortunati forse…), viene visto come una sorta di mago che con la sua bacchetta magica risolve ogni tipo di problema, lui, dall’alto del suo sapere profondo.
Lo psicologo scava, si intromette, scopre e riporta a galla…questa probabilmente la grande paura, paura che blocca ancora prima di prendere in mano il telefono e fissare un appuntamento.
Questo, in effetti, sembra essere il primo ostacolo: telefonare ad uno sconosciuto e motivare la chiamata. Motivazione…altro nodo che viene al pettine! Cosa mi spinge a comporre quel numero, a chiedere un “aiuto esterno”, ad affidarmi ad uno specialista?
Capita di credere di non avere una motivazione abbastanza valida da giustificare il ricorso ad uno psicologo, si ha la falsa credenza di potercela fare da soli o di aspettare che il tempo sistemi le cose. Capita di averle provate tutte e approdare infine, esausti, all’ultima spiaggia.
E’ difficile chiamare uno sconosciuto per parlargli della propria vita privata, è imbarazzante ma, superato l’ostacolo del momento, può risultare anche molto liberatorio. Ci sono persone che si tengono il biglietto da visita di un professionista per giorni, mesi, addirittura anni, prima di avere il coraggio di chiamare, persone che arriveranno finalmente a farlo e persone che perderanno un’occasione.
Lo psicologo non è uno “strizza cervelli” ne tanto meno uno “strizza persone”. Lo psicologo non prende in carico in base alla gravità di un problema o alla validità di una motivazione. Lo psicologo accoglie in base alla sua preparazione, competenza e sensibilità.
Un litigio col fidanzato, una separazione, il pensionamento, il rapporto coi figli, il mondo del lavoro, lo stress della vita quotidiana, un lutto… non sono forse validi motivi per prendere in considerazione l’intervento di uno specialista nel momento in cui mettono in crisi la mia persona?
La possibilità di ridefinire la propria vita dando una nuova chiave di lettura agli eventi che l’hanno riempita, è un’occasione non da poco e poterlo fare sapendo di essere accompagnati in questa avventura è rassicurante. Il compagno di viaggio ascolta, partecipa ma non giudica ne tanto meno consiglia. Un consiglio si riceve da un amico, non è compito dello psicologo! Uno psicologo non ha soluzioni pronte all’uso proprio perché, sfatando appunto il luogo comune, non ha la bacchetta magica tra i suoi strumenti di lavoro. Al contrario utilizza molto la parola, il dialogo che avvicina, che permette di conoscere, che aiuta a comprendere, che porta i nodi al pettine e che il più delle volte li scioglie.