Un’ improvviso acquazzone estivo la fece arrivare in ritardo. Era bagnata fradicia e con l’evidente espressione in volto da “pulcino bagnato”, indifeso e mortificato, si sedette sulla poltroncina, davanti a me, sospirò, accavallò le gambe semi scoperte (indossava una minigonna) e iniziò il suo monologo.
“E parlo e piango e riderò del personaggio che vivrò. Perdonatemi se con nessuno di voi non ho niente in comune. Io sono un istrione a cui la scena dà la giusta dimensione… Con tenerezza o con furore e mentre agli altri mentirò fino a che sembri verità, fino a che io ci crederò”. Così recita una vecchia canzone di Massimo Ranieri che rende bene l’idea di come si presenta chi soffre di disturbo istrionico. E’ un disturbo di personalità caratterizzato sostanzialmente da un’intensa emotività e da costanti tentativi di ottenere attenzione dagli altri mediante comportamenti seduttivi. Tale disturbo, generalmente, sembra diffuso più tra le donne che tra gli uomini. L’istrionico è a disagio in situazioni nelle quali non è al centro dell’attenzione, l’interazione con gli altri è spesso caratterizzata da comportamenti sessualmente seducenti o provocanti, manifesta un’espressione delle emozioni rapidamente mutevole e superficiale, utilizza l’aspetto fisico per attirare l’attenzione su di sé, lo stile dell’eloquio è eccessivamente impressionistico e privo di dettagli, mostra autodrammatizzazione, teatralità, ed espressione esagerata delle emozioni, è suggestionabile, è facilmente influenzato dagli altri e dalle circostanze, considera le relazioni più intime di quanto non siano realmente. In sede teorica, il disturbo istrionico è stato considerato affine all’isteria. Al contrario dell’isteria codificata in senso classico, in cui può sussistere passività e disinteresse sessuale, si ha qui un comportamento eccessivamente interattivo, eccentrico, sovreccitato. Il soggetto con personalità istrionica mostrerà sicurezza, un’apparente capacità di manifestare sentimenti, tendendo alla posizione di leader e alla manipolazione degli altri. Si tratta di un abile attore, seduttivo e affascinante che si cala nel ruolo della sua vita e recita una parte, fingendo di essere chi non è indossando tante maschere, una per ogni occasione. Recita quotidianamente e per questo non riesce più ad uscire dal personaggio: è l’unico modo che conosce per ricevere consensi. Dietro alla maschera che indossa si cela in realtà un dolore profondo, che cerca in ogni modo di arginare, per paura dell’assurda convinzione che se gli altri scoprissero quello che è realmente, potrebbero lasciarlo solo. L’istrionico non sa riflettere sui propri stati mentali né assumersene le responsabilità, mentre con facilità fa proprio il pensiero degli atri. Non sa bene chi è, anzi non lo sa affatto (i confini della sua identità sono labili) e quindi è condizionabile. Per questo gli è facile identificarsi e proiettarsi con il personaggio ideale necessario di volta in volta in base alla situazione che si trova a vivere. Dietro questa maschera è velata la rabbia derivante dal timore di essere squalificato, ignorato, svalutato, non riconosciuto, abbandonato. L’istrionico vuole lodi, ammirazione, applausi, riconoscimento. Guai a criticarlo: si allontana e diventa un nemico. Per alcuni aspetti, si potrebbe confondere col narcisista che è innamorato di se stesso, mentre l’istrionico è innamorato della sua immagine. La conquista di un partner, specie se difficile, ricercato, magari già impegnato, fornisce all’istrionico una sorta di sfida, ma a questa fase, segue prima o poi una caduta. Anche un rapporto d’amore serve per l’affermazione di sé. Spesso l’istrionico finisce in rapporti triangolari: ha paura di un rapporto in cui il partner sia libero, perché equivarrebbe ad impegnarsi in modo più serio, responsabile e totale. Ama solo la sua immagine e per ridimensionare le sue paure e vivere relazioni più autentiche ha bisogno di cominciare a vedersi per quello che è realmente, ad amarsi, abbandonando l’amore per il suo riflesso.