Quando ero piccola, la domenica mattina, dopo Messa, si usava andare in visita dai nonni, in una vecchia casa di campagna, vicina al campanile della chiesa del paesino. Nei pomeriggi afosi, dopo pranzo, mi veniva caldamente consigliato di andare a fare un riposino, in quella stanza demodé dove una volta dormivano mia mamma e i suoi fratelli. Una volta sentito suonare le campane, sarei stata liberata da quel piccolo supplizio: io non volevo dormire, volevo giocare! E come conseguenza ai mie capricci, nonna e mamma mi ammonivano: “Se non fai la brava, arriva l’uomo nero e ti porta via!”. Angoscia! La mia testolina da bambina immaginava un omone, grande e grosso, cattivo, dal volto non ben definito con un enorme sacco scuro sulla spalla, pieno di bambini cattivi. Stavo lì, immobile, in quel letto, con gli occhi chiusi, a pensare all’uomo nero, il che di certo non mi conciliava il sonno. Da grande mi sono sempre ripromessa di non dire mai ai miei figli una cosa simile, nemmeno se mi avessero fatto impazzire con i loro litigi, dispetti, disobbedienze. Ci sono più o meno riuscita anche se a volte ci hanno pensato i nonni a far rivivere la “tradizione educativa”. Tradizione che pare sia condivisa da più persone, di svariate età, ancora oggi.
Ricordo le passeggiate con il primogenito in passeggino. Aveva sì e no 3 anni. Si incrociava per strada la signora X che si accucciava verso il piccolo sorridente, pronta a togliergli il sorriso (a sua insaputa naturalmente) nel chiedergli beatamente: “Ma che bel bambino! Ciao piccolino, a chi vuoi più bene, alla mamma o al papà?”. Domandona! Il piccolino la fissava stranito come se avesse visto un alieno. Non era tanto la signora X ad apparire aliena quanto quello che stava chiedendo. Quante volte però, anche noi facenti parte delle più recenti generazioni, cadiamo involontariamente nella trappola delle parole poco carine da dire ai bambini, suscitando in loro la sensazione che qualcosa di “alieno” si nasconda dietro quelle parole? “Non capisci niente!”, “Se finisci tutti i compiti papà ti fa un bel regalo!”, “Se fai il bravo mamma ti vuole più bene!”
L’uomo nero, almeno nel senso in cui lo pensavano nonna e mamma, non esiste e non è mai esistito. Questo gli adulti lo sanno bene ma non altrettanto i bambini che in quanto tali pendono dalle labbra delle persone a loro care. Care allo stesso modo e in egual misura, per necessità (un bambino piccolo ha bisogno delle cure amorevoli della madre per crescere) e per amore genuino (un bambino vuole bene ai suoi genitori solo per il fatto che sono i suoi genitori). Come può un bambino preferire un genitore all’altro? E come possiamo noi genitori permetterci di approfittare di questo loro amore incondizionato per “ricattarli” psicologicamente solo per un nostro tornaconto (bambino obbediente=bambino facilmente gestibilie)? I bambini che oggi in maniera più o meno bizzarra noi cresciamo, saranno gli adulti di domani…